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Direttiva sulle case green: cosa potrebbe cambiare per l’Italia. Dai mutui green alla riqualificazione energetica degli edifici

I tempi per l’approvazione della direttiva sulle “case green” in Europa stanno risultando più lunghi e la cornice normativa meno rigida rispetto alla versione precedente, approvata dall’Eurocamera a marzo 2023.

Nonostante i negoziati tra il Consiglio dell’Unione Europea, il Parlamento e la Commissione l’accordo è stato nuovamente rinviato, lasciando la direttiva in uno stato di incertezza.

 

Direttiva sulle case green: secondo le prime modifiche, possibile un approccio più flessibile per gli Stati membri

Durante l’ultima riunione tra i rappresentanti delle istituzioni europee sono state apportate alcune modifiche alle parti più controverse della direttiva. In particolare, si sta prendendo in considerazione un approccio più flessibile per gli Stati membri rispetto a quanto originariamente previsto nella prima bozza del testo. Secondo le modifiche concordate finora, agli Stati membri sarà concesso un margine considerevole nella definizione dei loro piani per il periodo fino al 2050, con scadenze intermedie per la riduzione dei consumi di energia.

L’armonizzazione delle certificazioni energetiche a livello dell’Unione Europea, inizialmente prevista, è stata rimossa, e sugli aspetti tecnici relativi a questo punto, gli Stati membri avranno maggiore autonomia decisionale.

Alcune questioni importanti rimangono ancora da definire, come il meccanismo dei “mutui green”, il quale sembrerebbe favorire tassi agevolati solo per l’acquisto di case ad alta efficienza energetica, lasciando le altre abitazioni con meno attrattiva sul mercato. Inoltre, c’è ancora incertezza riguardo all’obbligo di installare pannelli solari sugli edifici pubblici e non residenziali, così come sugli obblighi di installazione di colonnine di ricarica nei parcheggi per gli edifici residenziali esistenti.

Infine, la questione dei costi rimane da chiarire, compreso il possibile supporto fiscale per le famiglie che devono ristrutturare le loro case al fine di migliorarne l’efficienza energetica.

 

Direttiva sulle case green: la priorità del 15% verrà con tutta probabilità ridimensionata

La versione della direttiva in fase di trattativa sembra seguire, quindi, un approccio più “soft” rispetto a quella approvata dal Parlamento europeo a marzo, che prevedeva regole più stringenti, come il raggiungimento della classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 per gli edifici residenziali.

Inoltre, la priorità del 15% degli edifici ad alto consumo energetico sembra essere stata ridimensionata. In Italia, in particolare, c’è un certo grado di soddisfazione da parte delle autorità di governo e delle associazioni del settore edile in merito alla revisione della direttiva sulle “case green”. Questo sollievo proviene probabilmente dal fatto che la maggior parte delle abitazioni italiane sono state costruite prima del 1970, e molte di esse fanno parte di un patrimonio edilizio unico che richiede considerazioni particolari soprattutto in merito alla storicità e alla preservazione della cultura italiana.

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha annunciato l’incarico di un gruppo di esperti per valutare le classi energetiche e identificare i fabbricati che richiedono interventi, in particolare quelli con classi energetiche più basse. Tuttavia, con l’incertezza attuale sull’accordo europeo, sembra che non ci sia alcuna fretta nel processo di attuazione della direttiva in Italia.

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